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Se ci sforzassimo di ricordare in quale occasione negli ultimi tempi abbiamo riso fino a sganasciarci, come quando eravamo bambini, potremmo forse incontrare qualche difficoltà. Col passare degli anni, infatti, diventiamo sempre più esigenti in materia di comicità e di umorismo; ed è più probabile che qualcuno o qualcosa ci induca al sorriso piuttosto che a una risata incontenibile. In realtà è tanto piacevole ridere di gusto, ridere "fino alle lacrime", quanto è difficile produrre un tale effetto sugli altri. E se ci chiedessero a bruciapelo di indicare i comici che negli ultimi dieci anni sono riusciti a procurarci momenti esilaranti nel senso fin qui descritto, potremmo vivere l'imbarazzo di non saper fare più di due o tre nomi; o ci verrebbe magari di citare, prima di altri, protagonisti dello schermo e del palcoscenico ormai scomparsi. Eppure è tale la voglia di ridere che il mestiere del comico è tra i più affollati: ce lo conferma un'offerta incessante di cinepanettoni, di bagaglini e di commediole per il consumo immediato. Ma al di là degli incassi, talvolta non minimi, ci fanno proprio ridere? Chi, e in che modo, è riuscito allora a farci ridere nel corso della nostra vita? Perché continuiamo a ridere nel rivedere per l'ennesima volta un film di Chaplin, di Totò o dei Fratelli Marx? Qual è il segreto di una certa comicità inossidabile?